A monito alla popolazione fu posto su un carro e trascinato da un asino lungo una straziante processione che iniziò a Lugo, sostò a Russi, poi Cotignola e quindi Forlì.
Giunse a Faenza dove stazionò ai piedi della torre, proseguì per Castel Bolognese terminando a Bologna dove fu sepolto alla Certosa nel campo detto <dei traditori>.
Le sue imprese, in una Romagna interessata dalla lotta di classe, ispirarono la musa popolare della rievocazione orale (che enfatizzò la sua generosità, divenuta leggendaria) e quella colta, da Arnaldo Fusinato a Giovanni Pascoli (che nella poesia Romagnaidealizzò la sua figura evocandolo, appunto, come il Passator Cortese).
I connotati de il Passatore differiscono notevolmente dall'iconografia che lo ha reso famoso, diffusasi nel dopoguerra a seguito del lancio del marchio dell'Ente Tutela Vini Romagnoli, che lo raffigurava somigliante a un brigante-pastore lucano (i connotati sono praticamente identici a quelli del celebre Carmine Crocco) e armato di arcaico "trombone", mentre in realtà egli utilizzava le migliori armi disponibili all'epoca.
Al tempo infatti, alla voce segni particolari del Passatore, veniva indicato "sguardo truce": ciò è possibile poiché Stefano Pelloni presentava una bruciatura da polvere da sparo sotto l'occhio sinistro.
Al tempo infatti, alla voce segni particolari del Passatore, veniva indicato "sguardo truce": ciò è possibile poiché Stefano Pelloni presentava una bruciatura da polvere da sparo sotto l'occhio sinistro.
Alla figura del Pelloni è intitolata la 100 km del Passatore, una competizione podistica che dal 1973 si svolge annualmente con partenza da Firenze e arrivo a Faenza.